Le ricette della signora Tokue

あん
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Einaudi
6 febbraio 2013
eBook
192
Giapponese
Laura Testaverde
14 Novembre, 2021 16 Novembre, 2021
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Sentarō è un uomo di mezza età, ombroso e solitario. Pasticciere senza vocazione, è costretto a lavorare da Doraharu, una piccola bottega di dolciumi nei sobborghi di Tōkyō, per ripagare un debito contratto anni prima con il proprietario. Da mattina a sera Sentarō confeziona dorayaki - dolci tipici giapponesi a base di pandispagna e an, una confettura di fagioli azuki - e li serve a una clientela modesta ma fedele, composta principalmente da studentesse chiassose che si ritrovano lì dopo la scuola. Da loro si discosta Wakana, un'adolescente introversa, vittima di un contesto familiare complicato.
Il pasticciere infelice lavora solo il minimo indispensabile: appena può abbassa la saracinesca e affoga i suoi dispiaceri nel sakè, contando i giorni che lo separano dal momento in cui salderà il suo debito e riacquisterà la libertà. Finché all'improvviso tutto cambia: sotto il ciliegio in fiore davanti a Doraharu compare un'anziana signora dai capelli bianchi e dalle mani nodose e deformi. La settantaseienne Tokue si offre come aiuto pasticciera a fronte di una paga ridicola. Inizialmente riluttante, Sentarō si convince ad assumerla dopo aver assaggiato la sua confettura an. Sublime. Niente a che vedere con il preparato industriale che ha sempre utilizzato. Nel giro di poco tempo, le vendite raddoppiano e Doraharu vive la stagione più gloriosa che Sentarō ricordi. Ma qual è la ricetta segreta della signora Tokue?

Le ricette della signora Tokue è una favola moderna sull'amicizia, la libertà e la resilienza. Un'ode alla vita di palpabile sensualità che ci insegna a trovare la grazia nell'inaspettato e la felicità nelle piccole cose.

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Di cosa parla

Sentarou lavora in un negozio di doriyaki, tipici dolcetti giapponesi, ma utilizza la marmellata di fagioli industriale. Forse per questo le vendite non vanno bene.

Tokue è una vecchietta particolare, che capisce qual è il problema di Sentarou e spera di farsi assumere per pochi soldi dal giovane. Solo che la donna ha le mani deformi e parecchie cicatrici e all’inizio Sentarou ha paura che la gente non voglia mangiare i suoi doriyaki per questo motivo.

Però, ha un debito con la padrona del negozio e dopo che Tokue gli fa assaggiare la sua marmellata di fagioli, capisce che non ha scelta e se vuole estinguere il debito al più presto deve assumere Tokue.

Cosa ne penso

Il libro mi è piaciuto molto. La signora Tokue è una vecchietta simpatica e particolare, non per la sua malattia, ma per il suo modo di prendere la vita. L’amicizia tra i due (okay tre, ma Wakana non è molto presente anche se importante per un particolare) è bellissima e questo libro trasmette l’aspetto che tra due persone si può instaurare un’amicizia andando oltre le differenze e i difetti fisici.

Mi è piaciuto molto il fatto che Sentarou ha preso subito le difese della signora Tokue quando la padrona del locale voleva licenziarla a causa dei difetti fisici e che è rimasto fedele ai suoi dorayaki quando, sempre la padrona del locale voleva cambiare alimento di vendita.

L’unica pecca, che non fa diminuire le stelle, è che non dice cosa fa alla fine Sentarou con la sua passione. Sinceramente pensavo che alla fine, il libro fosse lo stesso Sentarou a scriverlo visto che voleva fare lo scrittore. Chissà, visto che il finale è aperto si può immaginare anche questo.

È una lettura leggera anche se la malattia trattata non lo è, ma non è difficile da leggerlo. La traduzione rispecchia molto la grammatica giapponese di semplicità delle frasi, ma non per questo il libro è semplice. Anzi qui più che in altri libri la semplicità di linguaggio è riuscita a darmi più emozioni. Di solito la scrittura giapponese non è emozionale nel senso che le emozioni non vengono scritte, ma si percepiscono nelle parole stesse. Qui più di altri libri viene notato questo fatto. Mi piacerebbe vedere lo scritto in giapponese, ma so che non capirei niente.

La storia della signora Tokue è toccante, la sua vita ci fa capire molto, di come anche nella malattia e nella segregazione si può essere liberi magari non fisicamente, ma nell’animo. Tokue è riuscita ad avere un marito, si è creata una famiglia nel luogo dove viveva e alla fine è riuscita ad assaggiare la libertà anche se troppo vecchia per godersela. Nonostante la privazione della libertà è riuscita a vivere una vita forse migliore di quella di certe persone anche se le mancava realizzare i suoi sogni. Ma anche qui, voleva essere insegnante e per un periodo lo è stata, magari non nel mondo, ma nel suo mondo è riuscita a realizzare i suoi sogni e alla fine con Sentarou è riuscita anche a realizzarne un altro, quello di lavorare per qualcuno al di fuori della siepe di agrifogli (per sapere di cosa sto parlando dovete leggere il libro).

Il libro poi, ha anche un po’ di filosofia… perché certe persone sono nate se poi muoiono giovani? cos’hanno contribuito se i bambini di 2 anni muoiono? È una domanda difficile, ma a cui l’autore da una bella risposta. Inoltre pone l’attenzione su un argomento sentito che in questo caso descrive una malattia specifica, ma che può essere riportato a tutte le persone con difetti fisici. Spesso sono vittime di isolamento, di bullismo e di cattiverie anche da parte del loro governo, come è appunto avvenuto per questa malattia in tutto il mondo. E oltre a porre l’attenzione sul “non è giusto”, la pone anche sul fatto della felicità di una persona. Non sempre una persona è felice quando ha successo, i soldi o un buon lavoro, si può essere felici anche non avendo niente, tutto dipende da come ci rapportiamo con questa parola, felicità. Questo libro è anche il percorso di Sentarou che da una vita depressa e senza sbocchi trova in questa vecchietta un’insegnante capace di rendere la sua vita ancora degna di essere vissuta, dalla depressione trova uno scopo nella vita che anche se non detto nel libro sono sicura che riuscirà a vivere la sua vita senza più periodi tristi e con questo riuscirà anche ad aiutare Wakana. Lo so non ho parlato tanto (okay per niente) della ragazza, ma sinceramente non l’ho trovata un punto focale come lo è la storia di Tokue e quella di Sentarou.

Sinceramente questo libro mi ha anche messo la voglia di assaggiare questo an perché mangiare una “marmellata di fagioli” non mi ha mai ispirato tanto (anche perché non mi piacciono i fagioli, i nostri), ma leggendo la ricetta e della sua preparazione non sono più così restia ad assaggiarla.

Sì lo consiglio, non perché ambientato in Giappone, ma per la storia e per quello che mi ha dato questo libro.

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