
Romanzo, Romanzo Storico
Jing-Jing Lee
Fazi Editore
3 aprile 2019
eBook
400
Inglese
Stefano Tummolini
19 Agosto, 2020 30 Agosto, 2020
Wang Di ha soltanto sedici anni quando viene portata via con la forza dal suo villaggio e dalla sua famiglia. È poco più che una bambina. Siamo nel 1942 e le truppe giapponesi hanno invaso Singapore: l’unica soluzione per tenere al sicuro le giovani donne è farle sposare il più presto possibile o farle travestire da uomini. Ma non sempre basta. Wang Di viene strappata all’abbraccio del padre e condotta insieme ad altre coetanee in una comfort house, dove viene ridotta a schiava sessuale dei militari giapponesi. Ha inizio così la sua lenta e radicale scomparsa: la disumanizzazione provocata dalle crudeltà subite da parte dei soldati, l’identificazione con il suo nuovo nome giapponese, il senso di vergogna che non l’abbandonerà mai. Quanto è alto il costo della sopravvivenza?
Sessant’anni più tardi, nella Singapore di oggi, la vita dell’ormai anziana Wang Di s’incrocia con quella di Kevin, un timido tredicenne determinato a scoprire la verità sulla sua famiglia dopo la sconvolgente confessione della nonna sul letto di morte. È lui l’unico testimone di quell’estremo, disperato grido d’aiuto, e forse Wang Di lo può aiutare a far luce sulle sue origini. L’incontro fra la donna e il ragazzino è l’incontro fra due solitudini, due segreti inconfessabili, due lunghissimi silenzi che insieme riescono finalmente a trovare una voce.
Con una scrittura poetica e potente, in questo romanzo d’esordio Jing-Jing Lee attinge alla sua storia familiare raccontando la memoria dolorosa e a lungo taciuta di una generazione di donne delle quali è stata per decenni negata l’esistenza: una pagina di storia che troppo a lungo è stata confinata all’oblio.

Di cosa parla
Storia della nostra scomparsa è un libro che racconta la storia vera delle donne orientali al tempo dell’occupazione nipponica in Cina, di come venissero rapite dai loro villaggi, spesso anche in nazioni diverse, per essere rinchiuse in case di piacere per i soldati Giapponesi. Seguiamo la storia diretta di Wang Di da quando è nata fino alla sua vecchiaia e di un ragazzino la cui nonna, sul letto di morte fa una rivelazione che sconvolgerà la sua vita e quella della sua famiglia.
Premessa. Questo libro non è adatto a tutti. Si parla di violenza e di stati di inedia che può urtare gli animi più sensibile. E anche quelli più forti come è successo a me. Per cui prendete tutte le precauzioni a leggere questo libro.
Cosa ne penso
Sapevo che l’argomento era difficile, ma nonostante ciò ho fatto fatica a leggerlo. Amo il Giappone, amo la sua cultura e la lingua anche se non la conosco e ho tentato più volte di impararla (ma mi fermavo sempre ai due sillabari, la quarantena mi ha fatto riprendere la lingua, vediamo se riesco ad imparare di più), ma fino a poco tempo fa non conoscevo questo aspetto del passato. Ho visto un video su Youtube mentre cercavo di imparare il Coreano (anche qui stendiamo un velo pietoso sulla mia costanza) e oltre ai video sulla lingua, ho visto anche un video in cui si presentava una anziana signora ed è grazie alla sua testimonianza che ho scoperto cosa è successo. Dopo aver sentito la sua testimonianza non sono riuscita a mangiare e per parecchi giorni non riuscivo a pensare che a quello che hanno subito queste donne, ragazze, spesso poco più che bambine. Ed è successo anche per questo libro. Alla fine della prima parte ho dovuto fermarmi e per una giornata intera non sono riuscita a prendere in mano il libro. Perché in entrambi i casi, sia nel libro che nel video, i particolari della loro prigionia sono spiegati nei minimi dettagli e soprattutto nel video, vedere la reazione di quella gentile signora al ricordo di quel passato mi ha colpito parecchio.
C’è un “mistero” nel libro, che è quello che la nonna del ragazzo di cui ho accennato prima dice appena prima di morire e questo mi è piaciuto ed è ciò che mi ha fatto continuare con il libro (visto che non è proprio un genere che leggo). Mi è piaciuto come si intrecciano le due storie e anche come finisce, con un finale che sta a noi interpretare, anche se di solito non mi piacciono questi finali, qui è giusto che sia così.
Ora senza entrare troppo nella politica parliamo un po’ del Giappone e della sua popolazione. Dopo aver letto questo libro ho cambiato idea sul mio amore per il Giappone? No. Prima di tutto non ho vissuto in prima persona questi eventi e non vivo in quella parte del mondo, quindi non riesco ad incolpare un popolo adesso nel 2020, per cose avvenute nel passato. È come se incolpassi i Tedeschi di oggi per aver distrutto mezza Europa nel ’40 o se incolpassi il mio stesso popolo per le leggi fasciste di 80 anni fa. No, bisogna andare avanti e imparare dagli errori che i nostri antenati hanno fatto. Continuerò ad amare il Giappone anche se conosco questa parte oscura di storia. Dico questo perché spesso mi sono trovata davanti ad odio vero e proprio nei confronti dei Giapponesi da parte di Cinesi e Coreani, tanto che leggendo commenti postati sotto ai video che riguardano il terremoto del 2011, sono rimasta inorridita. Lo so che il governo giapponese non ammette questo fatto, ma è come chi nega che l’Olocausto sia esistito. Hanno ragione? No. Devo incolpare un intero popolo per questo, quando in quel popolo ci sono presone che ammettono questa triste verità? No. Quindi se un governo non ammette che un fatto sia realmente esistito, non vuol dire che rappresenta tutto il pensiero del popolo.
Concludendo, il libro mi è piaciuto, lo consiglio anche se chi legge deve prestare attenzione all’argomento perché non è facile leggere di certi fatti.