Cartoline della Domenica: Finlandia

Parco Nazionale di Koli

Il parco nazionale di Koli si trova nella Carelia settentrionale, in Finlandia. La collina di Koli, alta 347 m, si erge sul lago Pielinen ed è considerata una delle principali attrattive turistiche della Finlandia.

Venne dichiarata parco nazionale nel 1991, dopo un acceso dibattito tra gruppi di ambientalisti e proprietari terrieri. Questi ultimi accettarono infine di vendere le loro terre, mentre gli ambientalisti ritirarono la richiesta di demolizione dell’Hotel Koli, situato in cima alla collina.

L’Ukko-Koli è il punto più elevato, e 200 m più avanti si trova l’Akka-Koli, un altro picco. Mammutti è il nome di un’enorme pietra con un “tempio del silenzio”, utilizzato per celebrazioni religiose. Il massiccio pinnacolo di roccia nelle vicinanze è chiamato Pahakoli, lett. “Koli malvagio”. Più a sud, si erge Mäkrävaara, una collina nota ai turisti per i fantastici panorami che offre.

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Cartoline della Domenica: Giappone

Castello di Hikone

Il castello di Hikone è un castello dell’epoca giapponese Edo situato nella città di Hikone, nella prefettura di Shiga. È considerato l’edificio storico più significativo di Shiga. Hikone è uno dei soli 12 castelli giapponesi con la fortezza originale e uno dei soli quattro castelli elencati come un tesoro nazionale.

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Cartoline della Domenica: Inghilterra

Chester

Chester è una città fortificata dell’Inghilterra capoluogo della contea di Cheshire. È situata sulla riva destra del fiume Dee nella pianura del Cheshire non lontano dal confine con il Galles.

La città fu fondata dai romani, come suggerisce il nome, nel I secolo d.C. I romani la chiamarono Deva o Castra Devana dal nome del fiume Dee. Deva fu il quartier generale della ventesima legione romana (Legio XX Valeria Victrix) fino al 380 d.C. Accanto al forte si sviluppò una delle principali città della Britannia romana. La città venne chiamata Legaceaster dai sassoni nei secoli successivi alla caduta dell’Impero romano d’Occidente, ma rimase abitata da Britannici romanizzati fino agli inizi del settimo secolo.

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Cartoline della Domenica: Russia

Monastero della Trinità di San Sergio, Patrimonio dell’UNESCO n°: 657

Il Monastero della Trinità di San Sergio è il più importante monastero e lavra, ovvero centro spirituale, della Chiesa ortodossa russa. È situato nella città di Sergiev Posad, circa 70 km a nord-est di Mosca, sulla strada che collega la capitale russa con Jaroslavl’. Il monastero fa parte dei patrimoni dell’umanità dell’UNESCO.

Il monastero è situato nella città di Sergiev Posad, appartenente all’Oblast’ di Mosca.

Il clima è molto rigido d’inverno e tiepido d’estate. Infatti, nel mese di gennaio si raggiungono anche i -20 °C; a luglio, invece, si arriva fino a 25 °C. Da novembre a marzo la temperatura può scendere sotto zero. Le nevicate nella stagione invernale sono piuttosto frequenti: da ottobre a maggio le nevicate sono presenti. Il mese più piovoso è luglio, con circa 80 mm di pioggia.

Il monastero è situato circa a 75 chilometri a nord-est da Mosca, la capitale della Russia. Si raggiunge attraverso l’autostrada per Jaroslavl’, che verso questa città diviene strada principale.

Il complesso dedicato a San Sergio è raggiungibile tramite il treno: si deve scendere alla stazione ferroviaria Jaroslavskij. Il mese di novembre è sconsigliato per fare una vacanza in Russia perché qui è il mese più umido e piovoso.

Il monastero fu fondato nel 1345 da uno dei più venerati santi russi, Sergio di Radonež, che, insieme al fratello Stefano Radonež, costruì una chiesa di legno in onore della Santa Trinità all’interno dei boschi presso la collina Makovets, a pochi chilometri dalla città di Radonež. Il santo iniziò da allora una vita eremitica di ascesi vivendo in solitudine per più di un anno. Attirati da questo esempio altri monaci si unirono successivamente a lui finché nel 1354 venne eletto egumeno del monastero. A quei tempi il cenobio era costituito da un insieme di celle in legno disposte in prossimità della chiesa.

Nel 1355 Sergio introdusse una regola monastica inviatagli, secondo la Vita del santo, dall’allora patriarca di Costantinopoli Filoteo, che disponeva la costruzione di edifici ausiliari, come refettori, cucine e forni per il pane. Questa regola fu un modello per i discepoli di Sergio che pochi anni dopo, partendo dal Lavra, iniziarono la predicazione in ogni angolo della Russia centrale e settentrionale, fondando oltre 400 monasteri, tra i quali i più famosi sono quelli di Solovetskij, Kirilov, e Simonov.

San Sergio supportò Dimitri Donskoj nella sua guerra contro i tartari inviando lui due monaci, Peresvet e Osljabja, per partecipare alla battaglia di Kulikovo (1380). Poco prima dell’inizio dei combattimenti Peresvet morì in un duello contro un campione tartaro. Anche a causa dell’appoggio al sovrano russo, il monastero fu devastato e dato alle fiamme durante un raid di un’unità di cavalleria tartara nel 1408.

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Cartoline della domenica: Nepal

Boudhanath, Patrimonio dell’UNESCO n°: 121

Boudhanath (noto anche come Boudha, Bouddhanath, Baudhanath o in Khāsa Caitya) è uno stupa sito a Kathmandu in Nepal. È noto come Khāsti in Nepal Bhasa, Jyarung Khasyor in tamang o Bauddha da chi parla il nepali. Situato a circa 5 km dal centro di Kathmandu, la grandezza del suo mandala ne fa uno dei più grandi stupa del Nepal.

Lo stupa di Boudhanath domina lo skyline della città per la sua altezza di 36 metri ed è uno dei più grandi al mondo. L’influsso di un gran numero di rifugiati dal Tibet ha comportato la costruzione di oltre cinquanta monasteri tibetani intorno al Boudhanath. Dal 1979 il Boudhanath è stato riconosciuto dall’UNESCO come patrimonio dell’umanità. Assieme allo stupa Swayambhunath, è uno dei più visitati siti turistici dell’area di Kathmandu.

La stupa è sull’antica rotta commerciale che dal Tibet entra nella valle di Kathmandu dal villaggio di Sankhu nell’angolo nord-est e passa per lo stupa Boudnath per giungere all’antico e più piccolo di Ca-Bahi (spesso chiamato ‘piccolo Boudnath’). Poi gira a sud, verso il fiume Bagmati a Patan, evitando così la città principale di Kathmandu (che venne fondata più tardi). I commercianti tibetani hanno riposato e pregato in questo sito per molti secoli. Quando nel 1950 giunsero qui molti profughi dal Tibet, tanti decisero di vivere attorno al Boudhanath. Si dice che nello stupa siano seppelliti i resti di Kāśyapa Buddha. Unica tra le Opere occidentali, nel comparto superiore della stupa di Boudhanath si trova il Dipinto olio su tela del pittore italiano Giuseppe Frascaroli, che rappresenta l’allegoria dell’amicizia tra il popolo nepalese e il popolo italiano.

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